Tratto da “Gente Di Quartiere” di Renzo Francescotti
Editrice Innocenti – gentilmente concessa

A parte la distruzione del ponte, tranne qualche bomba notturna di “Pippo” (così erano chiamati i ricognitori degli alleati che volando di notte, sopra la città abbuiata , lasciavano cadere le loro bombe su tutto ciò che veniva in qualche modo a rompere il buio più fitto) Piedicastello fu risparmiato dalle bombe: il rione era troppo sotto il Doss Trento. E così ancora una volta protetto dal Verruca poté fuggire alle distruzioni per consegnarsi intatto alle ruspe dei nostri anni.

Tra le figure del dopoguerra miserabile ma pieno di speranza, in cui l’arte di arrangiarsi permetteva a tanti di sopravvivere mentre i reduci della guerra cercavano una difficile integrazione o un possibile inserimento , la memoria popolare ricorda i “Pipeta” e il Sandro Bianchini. I “pipeta” ovvero i fratelli Turrini erano per la verità “oriundi”; ma nel quartiere si erano installati creando  un’azienda famigliare quanto meno strana , uno di quei mestieri creati dai bisogni dei sottoproletariato: insomma raccoglievano per tutta la città cicche e ne riciclavano il tabacco. Vendevano

tabacco da pipa, tabacco da sigarette , cartine, sigarette già confezionate. L’azienda in qualche modo in quegli anni prosperò con soddisfazione di tutti : l’unico un po’ seccato era il titolare del negozio alimentari del rione presso cui i “Pipeta” andavano a comperare avendo al posto del tac cuino un vaso di vetro pieno di lirette e centesimi : c’era da contare per ore…

Il Sandro Bianchini è una figura divenuta “mitica “: era anche lui della RAP: aveva fatto la guerra: Veniva da una base speciale in Sardegna dove l’avevano addestrato coi “maiali” i mezzi leggendari con cui i marinai italiani erano riusciti a penetrare a Gibilterra e a Alessandria d’Egitto affondando navi inglesi. Sandro aveva un fisico eccezionale : dei muscoli da sollevatore di pesi. Quando entrava in un locale pubblico la faccenda finiva quasi sempre con una scazzottata alla John Ford. Lui si divertiva così; oltre ché con le donne. Da quanto si racconta andavano tutte pazze per lui  (beato lui) : Comunque finì anche con lo sposarsi prima di partire per la Francia , andando a fare il battelliere sulla Senna (da quanto si dice) a Parigi, dove vive tuttora. Anzi, a proposito di sua  moglie, si racconta che Sandro Bianchini, avesse ripetuto con lei un’impresa di questo genere: quando il traghetto era per qualche ragione bloccato, se la caricava sulle spalle, e aggrappandosi al cavo del traghetto  attraversava l’Adige. “Ma sei pazza?” chiedeva la gente alla moglie (al Sandro nessuno lo chiedeva, o aveva il coraggio di chiederlo).”Se dovessi cadere morirei col mio Sandro” era la risposta disarmante.

 

Il traghetto

 

Il traghetto di Piedicastello fu costruito qualche giorno dopo che il Ponte di S.Lorenzo era volato in un fascio di ferraglia nell’Adige nella tragica giornata del 2 settembre del ‘43 – racconta Paolo Pezzin,timoniere del traghetto-. Da quel giorno era passata appena una settimana quando il 10 settembre fu costruito un primo traghetto , utilizzando due vasconi congiunti da un pianale fornito dal Genio Militare. Poi a spese del Comune si costruì un traghetto nuovo che poteva servire anche per il trasporto di mezzi pesanti : il traghetto fu fatto costruire a Verona . Giovanni Nichelatti detto “Ammiraglio” era il gestore del traghetto; io ero il timoniere : sotto la pergola dei Minestrina era l’improvvisata “Osteria Del Traghet”.

Trovare vino e grappa in quei giorni di guerra e duro razionamento non era facile; ma nell’osteria vino e grappa non mancavano mai: si potevano trovare altri generi di conforto come tabacco e carne perché il locale era frequentato da noti trafficanti ovvero contrabbandieri…

Famoso contrabbandiere era Demetrio Segata che pubblicizzava la sua merce , per chi lo conosceva da una sponda all’altra del fiume: gridava:”En volé?” e faceva il gesto di pizzicarsi la guancia.

La gente faceva finta di non capire e Demetrio Segata, detto Rocco Pan –Pan” dopo essersi pizzicato invano più volte la faccia, facendo megafono con le mani gridava scocciato: “Manz o vedeel!”.

Il traghetto durò fino verso l’inizio del ’47: poi fu costruita la passerella in legno e quindi l’attuale ponte in muratura nel 1949”.