1932 – PROGETTO SCUOLA ELEMENTARE
Ufficio Tecnico Municipale

 

Tutti i giorni percorro via Verruca e, guardando la ex Scuola Elementare, ricordo con nostalgia gli anni in cui si sentivano le urla dei bambini che uscivano durante la ricreazione o si assisteva alle corse sfrenate e liberatorie al termine delle lezioni.

Sono già quasi vent’anni che la scuola è stata chiusa e nelle sue aule, ormai riadattate ad altre esigenze, oltre all’ambulatorio medico ed alla sala circoscrizionale, sono state accolte le più svariate associazioni, si è persa però la sensazione di “vita” che rallegravala via e la piazza.
Mi è venuta così la curiosità di raccogliere notizie sulla casa che ha ospitato ed occupato per tanti anni i nostri giovani “pedecasteloti” e sapere quando fu edificata e qual è la sua storia.

Avevo già avuto modo di trovare su un vecchio quotidiano una pubblicità che attestava che nei primi anni del ‘900 c’era una “CENTRALE PER IL RICAMO A CATENELLA” ma nessuno ne sapeva nulla e così ho iniziato una ricerca che ha svelato dettagli che forse, non tutti conoscono.
Questa è la sua storia: nel 1894 il signor Valentino Agostini falegname, chiese ed ottenne dal Municipio di Trento il permesso per poter costruire una casa con annesso laboratorio di falegnameria …”a sinistra della via che attraversa il suolo comunale destinato per la costruzione delle case operaie“… in seguito la casa fu ampliata nel 1899 con una veranda aggiunta al laboratorio.
Dopo varie vicissitudini nell’anno 1902 la proprietà venne acquisita dal signor Giovanni Pedrotti che inizialmente la diede in affito ed in seguito la vendette ai fratelli Francesco e Giuseppe Baratieri fabbri.
I Baratieri vi trasferirono la loro abitazione e l’officina e ospitarono anche labottega di tipografia, con annessi laboratorio e stamperia, del signor Luigi Boccadoro che si trasferì da via san Pietro n.16.
I primi del ‘900 erano però anni molto difficili e nel 1906, dopo varie vicissitudini, la proprietà passò ancora di mano ed i nuovi proprietari furono i signori Francesco e Casimiro Tomasi che l’anno seguente la vendettero al Comune di Trento.
Già in precedenza vi erano stati contatti tra il rappresentante della i.r. Luogotenenza di Innsbruck ed il Comune di Trento per richiedere e proporre una nuova sede per la scuola di ricamo a catenella, scuola che in precedenza era stata locata in via delle Caserme (attuale via Brigata Acqui) per alcuni mesi, e così nel luglio del 1907 fu stipulato un contratto di affitto tra il Comune e la Luogotenenza, in rappresentanza del Fondo per la Pellagra, allo scopo di installare nello stabile di via Verruca n. 1 la “Scuola Centrale per il ricamo a catenella“ sovvenzionata dal Fondo Pellagra di Trento.
Il “punto catenella” è uno dei più punti decorativi più antichi, il suo utilizzo ha una lunga storia e viene usato per decorare la biancheria.
La nuova destinazione del fabbricato subì importanti lavori di adattamento con l’aggiunta nel 1908 di un fabbricato ad uso stalla con rimessa e cancelleria.
Sul giornale IL TRENTINO del 16 agosto 1908 si legge che “l’industria del ricamo a catenella fu una delle opere avviate dal Fondo Pellagra per venire in soccorso ai luoghi
infestati dalla pellagra. Suo scopo era di dare una conveniente e proficua occupazione alle ragazze, limitandone così l’emigrazione o togliendole ai troppo faticosi lavori dei campi ai quali era molto più facile che si applicassero le braccia robuste degli uomini, se le giovani potevano assicurare ogni settimana alla famiglia un certo guadagno.
Così con le sovvenzioni del fondo per la lotta contro la pellagra, sorse a Canal San Bovo, Calavino, Cavedine, Lasino, Vezzano l’industria del ricamo a catenella, che ebbe la necessaria centrale tecnica e commerciale a Trento, prima in via Grazioli e poi a Piedicastello. “

La Centrale del ricamo a catenella non era né uno stabilimento né un’impresa con fini di lucro, ma un’istituzione che tendeva unicamente ad insegnare e procurare lavoro, possibilmente remunerativo, a ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni dopo un tirocinio di uno o due anni. La Centrale di via Verruca quindi, svolgeva il compito di intermediaria gratuita del lavoro prestato cercando di genere stipendi sempre maggior i e migliorare così sempre di più le condizioni degli operai e delle operaie.
Nello stabile di via Verruca erano impiegate un centinaio di persone con lo scopo di confezionare ricami, pizzi, federe di cotone, coperte da letto, ecc. con apposite macchine mosse da motori elettrici.
Nel sotterraneo vi era la stamperia ed imbastitura che occupava dalle 15 alle 30 persone, l’arcoleria per formare i rocchelli di cotone destinati alle macchine da cucire, il locale del meccanico per piccole riparazioni alle macchine, magazzini e depositi per il materiale grezzo, la cantina per deposito olio e grassi, 2 gabinetti, 2 guardarobe, lavatoi e nel cortile il magazzino per la legna ed il carbone e un autogarage con una “Fiat 16” e una “Fiat 18”.
Al piano terra si trovavano la sala da ricamo con 40 macchine, il magazzino di merci e lo studio.
Al primo piano vi era il locale per ultimare i lavori o rammendare, il locale per la stiratura e la preparazione definitiva della merce e l’abitazione del guardiano. Nel sottotetto si trovava la sala per i disegnatori.
La Centrale per il ricamo continuò la sua opera fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Non ho trovato notizie sui tre anni di conflitto mondiale si sa però che nel 1919 nello stabile abitava il bidello Emilio Dellai e che ”l’avvolto” era usufruito come cucina da un
reparto del Genio Militare.

La grande guerra era finalmente terminata e già nel 1920 alcuni locali vennero sistemati e ceduti in affitto dal Municipio di Trento all’Amministrazione Provinciale che vi installò il Laboratorio Batteriologico dello Stato in Trento diretto dal dr.Gino Rigoni ed al primo piano dello stabile, dopo lavori di adattamento e sistemazione, vennero locate due famiglie ma fino al 1922 i macchinari della Centrale per il ricamo erano ancora nel fabbricato in attesa di essere preleva*.
Nonostante i lavori e gli adattamenti prescritti dalle commissioni di controllo nel 1928 l’Amministrazione Provinciale propose la costruzione di una nuova sede per il Laboratorio Chimico e Batteriologico Provinciale che rimase in via Verruca fino al 31 dicembre 1931.
Lo stabile rimase nuovamente a di sposizione e così nel maggio 1932 l’Ufficio Tecnico del Comune di Trento, visto il sovraffollamento degli edifici scolastici centrali e l’esigenza di evitare, quantomeno ai bambini di più tenera età, l’attraversamento del fiume, specialmente nella inclemente stagione invernale, propose la trasformazione dell’edificio per adibirlo ad uso scuola elementare per le prime tre classi dei bambini e delle bambine appartenenti alla zona di Piedicastello. Venne deciso quindi di ricavarne sei aule scolastiche, tre al piano terra e tre al primo piano, un refettorio e cucina ed al piano sotterraneo i bagni a doccia ed impianti igienici ad ogni piano oltre ad un appartamento da assegnare alla famiglia della bidella. Nell’ottobre 1932 vennero appaltati lavori di parziale demolizione e costruzione con ampliamento all’Impresa Uldarico Negri e il 28 febbraio 1933 furono ultimati.
Finalmente il primo marzo 1933 si aprirono le porte della Scuola Pubblica Elementare di Piedicastello che, da alcuni documenti, sembra fosse stata denominata all’irredentista Gino Buccella, medaglia d’oro al valor militare.
All’inizio, nell’anno 1933–1934 furono collocate due classi elementari miste ognuna di 24 elementi e, provvisoriamente quattro classi di avviamento maschile ma già nell’anno 1934 – 1935 la scuola accolse tutte e cinque le sezioni per un totale di 149 bambini con alunni del rione che precedentemente frequentavano o la sede di via Verdi oppure la scuola elementare di Vela.

Negli anni che seguirono la scuola fu sempre più frequentata e in particolar modo dopo la costruzione di case popolari lungo tutta la via Marco Apuleio, il numero di potenziali alunni fu talmente considerevole che già negli anni ’50 molti bambini furono costreti a recarsi presso le Scuole Elementari Bellesini di Cristo Re per la mancanza di posto.
Gli anni che seguirono portarono il benessere ma anche esigenze familiari diverse e così negli anni ’90, come indicato dal Servizio Istruzione del Comune di Trento:

il Consiglio comunale, con propria deliberazione 13 dicembre 1996 n. 183,aveva espresso parere favorevole agli interventi di razionalizzazione della rete scolastica intrapresi dalla Giunta provinciale che prevedevano la graduale soppressione della scuola di Piedicastello a partire dall’anno scolastico 1999-2000, subordinatamente alla presenza di un numero di alunni inferiore a 50, in considerazione della situazione relativa alle iscrizioni e allo stato dell’edificio. A seguito della verifica dei dati agli atti, risulta peraltro che nessun alunno risulta iscritto alla scuola primaria di Piedicastello già negli scolastici 1996/1997 e 1997/1998.”

Nonostante la contrarietà di molte famiglie del rione nell’anno scolas3co 1997/98 la scuola fu soppressa e gli alunni di Piedicastello confluirono in gran parte nella scuola elementare di Vela resa più moderna e rispondente alle esigenze del tempo.

Ormai le nuovissime generazioni non guardano più alla vecchia scuola di via Verruca come un luogo di ricordi d’infanzia ma, passandole accanto, riaffiora in fondo al cuore di chi l’ha frequentata un sincero sentimento di nostalgia.

A”cura””di”Laura Postinghel Tomasi per il Comitato per Piedicastello

Si ringrazia per la disponibilità e la collaborazione:
– L’Archivio Storico del Comune di Trento
– Il Servizio Istruzione della Provincia di Trento
– La Biblioteca Comunale di Trento
– L’Archivio Provinciale di Trento Fondo Libri di archiviazione, Giudizio di Trento
– Il Servizio Istruzione del Comune di Trento
– L’Archivio Fotografico Provinciale di Trento