Il perché dell’Adigetto e del ponte pensile di ferro

 

Passeggiando al mattino con il mio cane lungo quel parco naturale che costeggia l’Adige che dal Ponte S.Lorenzo porta al sud ,mi sono sempre chiesto perché non si facevano uscire le attuali acque dell’ Adigetto pochi metri sotto il Ponte,

lasciando libero tutto quello spazio che attualmente occupa la sopracitata fossa che arriva fin quasi al ponte di Ravina.

Le motivazioni le ho apprese leggendo una nota informativa a “Passeggiate Trentine” del sac. Gabriele Rizzi che qui porto a vostra conoscenza:

“1) L’inondazione del 1888 fu l’ultima che invase la città bassa , e giova sperare che lo sia per sempre.

La liberazione dei quartieri bassi dalle ingiurie dell’ Adige si sperava che fosse avvenuta col nuovo alveo scavato dopo la prima metà del secolo scorso Pur troppo, le speranze furono deluse, poiché gli ingegneri che idearono il nuovo taglio e il ponte, non tennero conto dell’ enorme quantità di acqua che coinvolgeva il nostro fiume nelle grandi piogge, e nell’ impaccio smisurato che avrebbero prodotto i 5 piloni di pietra che sostenevano le arcate del nuovo ponte di S.Lorenzo.

Il problema venne risolto soltanto nel 1890, governando la nostra città il sapiente e benefico Oss Mazzurana. Egli aveva chiamato a far parte dell’ufficio edile del Municipio un uomo di profondi studi idraulici, e appassionato cultore di geologia, l’ingegnere Annibale Apollonio di Ampezzo: a lui Oss- Mazzurana affidò in modo speciale l’ardua questione dell’ Adige. L’Apollonio aveva notato che ogni qualvolta il fiume si gonfiava per le grandi piogge autunnali, il ponte di pietra generava coi suoi piloni un dislivello di oltre un metro, producendo un rigurgito da far uscire verso Campotrentino l’acqua dall’ argine. Aveva osservato ancora che l’Adesot e la gora maggiore consegnavano all’ Adige le loro acque in uno sbocco repentino, pochi metri al di sotto del ponte, causando per l’ impeto della corrente un altro rigurgito che inondava tutti i quartieri da S.Martino fino al Suffragio , al Vo’, alla Portella, e tutta la Prepositura.

L’ Apollonio intuì tosto le cause dell’inondazione , il ponte cioè di S.Lorenzo e lo sbocco dell’ Adesot.

Il Problema era con ciò fortunatamente risolto.

Il bravo ingegnere presentò al Comune il suo piano : abbattere il ponte di pietra e togliere dall’ alveo dell’ Adige gli enormi piloni e sostituirvi un ponte pensile in ferro, che esteticamente riuscì poco bello.

E per secondo, convogliare l’Adesot e tutte le acque della città in un canale di scolo che le portasse in Adige solamente laggiù, dove il Fersina vi immette le sue.

Il Comune applaudì alle proposte dell’ Apollonio e affidò alla sua perizia l’esecuzione del progetto.

L’ Oss-Mazzurana ottenne dal governo la sostituzione del ponte , e il Comune fece scavare quella lunga fossa che diventò ben preso una provvidenza non solo per tutti i quartieri del vecchio lung’ Adige, ma di tutta quella plaga che da via Alto Adige si estende fino all’ argine sinistro di questo, ora via Leopardi, cambiatasi in appena vent’anni in una magnifica plaga di villette e giardini …”

 

Remo Liberi
Piedicastello, luglio 2010