Le indagini archeologiche nel sagrato della chiesa stanno volgendo al termine: rallentate a causa del risalire dell’acqua di falda, riprenderanno in agosto per concludersi prima dell’autunno. Sarà forse necessario intervenire ulteriormente per lo scavo di alcuni settori per ora risparmiati, in quanto il loro asporto non era previsto nella progettazione di massima iniziale: tuttavia si tratterà di porzioni ridotte rispetto alla superficie affrontata in questo secondo lotto di lavori.

Il completamento di alcuni settori interni e l’apertura dell’esterno, dunque, hanno permesso di raccogliere una considerevole mole di dati, che abbiamo iniziato a riordinare ed a studiare: si sta pertanto delineando, pur a grandi linee, la sequenza di eventi che hanno interessato il sito e che qui illustriamo in estrema sintesi.

I rilievi con la stazione totale hanno confermato che il possente muro di difesa intercettato sotto il muro ovest della chiesa attuale corrisponde alla cinta muraria che fortificava la base del Dos Trento, probabilmente costruita fra il V e il VI secolo.

Venuta meno, si ipotizza, la funzione primaria della fortificazione, si erige un muro parallelo al primo, creando un vano rettangolare largo circa 6 m e lungo almeno 7,6 m, ma certamente più esteso, poiché se ne è verificata la prosecuzione oltre gli attuali perimetrali della chiesa: ad esso si appoggia un grande pozzo in pietra. All’esterno di tale vano si estende un cimitero fatto di una sola (al momento) tomba in cassa litica e numerose sepolture in fossa, caratterizzate da un circolo di pietre disposto attorno all’inumato, poi coperto di terra o da un piccolo accumulo di pietre. L’assetto di questo periodo – genericamente collocabile in un momento posteriore al VI secolo –

si completa con la presenza di una chiesa, che si trova a cavallo fra l’interno e l’esterno della chiesa attuale.

In un momento successivo il primo edificio rettangolare crolla, incendiato. Esso viene parzialmente abbandonato e sopra le sue macerie sono eretti due vani, l’uno di forma trapezoidale, l’altro rettangolare, appoggiati alle opposte facce di una porzione non abbattuta del muro occidentale dello stesso antico edificio: per forma e caratteristiche strutturali potremmo trovarci di fronte a parti di un complesso destinato al rito battesimale.

La chiesa antica continua a sopravvivere, forse addirittura fino alla costruzione di quella attuale, che potrebbe corrispondere all’edificio eretto, secondo Rasmo, nel XIV secolo.

Di questa fase bassomedievale rimangono le murature, probabilmente un rifacimento del campanile e la traccia dell’altare in muratura che verrà ricostruito, spostato verso est, nel corso di una radicale ristrutturazione da collocarsi, verosimilmente, nel XVI secolo: durante tali lavori la pavimentazione medievale viene pressoché totalmente asportata. Rimane, invece, traccia del pavimento cinquecentesco: mattonelle disposte a rombo nella fascia centrale e mattoncini a spina di pesce nelle fasce laterali. Alcune sepolture, in nuda terra, si trovano ai lati dell’altare mentre una tomba in muratura occupa una posizione privilegiata davanti all’altare: potrebbe trattarsi del sepolcro del canonico Giovanni de Cavalieri, nominato preposto nel 1579 e morto il 23 marzo 1580.

Il motivo a spina di pesce ottenuto con mattoncini caratterizza anche il pavimento di un piccolo portico antistante l’ingresso, oltre il quale si estendeva il cimitero.

Una volta dismesso il portico, i piani si sono progressivamente alzati, venendo occupati da nuove tombe (XVII secolo). Infine, l’opera di riporto di terreno condotta nel XVIII secolo ha sigillato la stratigrafia, lasciando solo una ridotta porzione del sagrato al cimiteriale del XIX secolo.

L’interesse che hanno suscitato i rinvenimenti archeologici inducono a ritenere probabile la prosecuzione delle ricerche, in particolare il riordino e lo studio dei dati, integrato dalle analisi complementari (geologiche e al radiocarbonio ad esempio) già annunciate lo scorso anno e non ancora effettuate a causa dell’impegno generato dalla complessità dello scavo.

 

Nicoletta Pisu Piedicastello,
luglio 2009