LA MADONNA DI PIEDICASTELLO presso la Chiesa di S.Apollinare

 

L’immagine della Madonna di Piedicastello fu dipinta sulla pare­te esterna della chiesa, a destra del portale, verso l’anno 1320; pitto­re, secondo la tradizione, sarebbe stato Nicolò da Padova, della scuo­la di Giotto. Sia nei monogrammi della parte superiore, come nel­l’insieme, l’opera riflette ancora l’influsso bizantino e richiama da vicino l’iconografia orientale: la Madre di Dio – (MI’) _V – è raffi­gurata nell’ atteggiamento dell’ “Odighìtria”, colei che indica con la mano la Via, cioè Gesù, il Bambino dall’imponenza regale assiso sul suo braccio come su di un trono.

Le vicende riguardanti quest’immagine si mescolano alla storia del rione e della Città, con tonalità popolari e in parte anche leg­gendarie, non prive tuttavia di significato.

Nella prima decina di Settembre del 1703 anche la Città di Tren­to conobbe da vicino le drammatiche conseguenze della guerra di successione spagnola. L’esercito francese alla guida del generale Vendome, dopo aver invaso le zone di Riva e della Valle dei Laghi, pose l’assedio alla Città colpendola da postazioni d’artiglieria collo­cate sul Doss Trento. Gli abitati sulla destra Adige subirono devasta­zioni e incendi. Si narra che, proprio in quei giorni, alcuni soldati si sarebbero avvicinati alla chiesa di Piedicastello e, in atto di disprezzo, avrebbero colpito a sciabolate il volto della Madonna. Secondo la tradizione popolare, da quegli sfregi, ancora visibili in prossimità de­gli occhi, sarebbe uscito sangue… Aldilà della verificabilità storica di tale tradizione, il messaggio che ne sprigiona è evidente: nelle vicen­de di questo mondo, troppo spesso manovrate dai grandi. .. a danno del­la povera gente, Dio è dalla parte di chi soffre; lo è con tutta la sensibi­lità di una Madre che condivide e fa propria l’angoscia dei suoi figli.

La preoccupazione di impedire ulteriori vandalismi e la venera­zione popolare accresciuta anche in conseguenza di questi fatti, in­dussero verso il 1760 il vescovo B.Passi, abate di S.Apollinare, a to­gliere l’immagine dalla parete esterna e a collocarla all’interno della chiesa, ove è tutt’ ora venerata.