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Storia della chiesa di S. Apollinare(Da passeggiate Trentine del Sac.Gabriele Rizzi Libreria Moderna Ed. A.Ardesi & C. Trento- 1931) Eccoci, amici carissimi, dinanzi a un monumento assai interessante per l’arte sacra e per la nostra storia. Questo tempietto si presenta con motivi di stile romanico e bizantini. Nella visita che faremo di esso, di S.Lorenzo e del Duomo vi farò notare i caratteri di questo stile cristiano.Stando alle opinioni di parecchi storici questa chiesa sarebbe sta fabbricata su ruderi di un tempio sacro a Saturno o Apollo. Altri distinti archeologhi invece sono di parere contrario.- Vorrebbe dirci, maestro, quando venne introdotto a Trento il culto di S. Apollinare?- È un po’ difficile la risposta. Quello che è certo è che S. Apollinare era venerato a Trento ancor nel secolo XII come ne fa fede una bolla di Papa Lucio III in data 11 aprile 1183.Come sia venuto a noi questo culto lo possiamo argomentare dalla dipendenza della chiesa tridentina dalla patriarcale di Aquileia, trasportata poi , dopo la distruzione della città fatta da Attila, a Venezia dove S. Apollinare aveva un tempio fin dal 1034.Quante poi debbano essere state intime le relazioni fra la chiesa di S. Marco e quella del primo vescovo di Ravenna non è difficile l’argomentare , sapendo quanta fraterna intimità regnava in quei tempi fra le varie chiese. Per farvene un’ idea leggete la corrispondenza che passò fra il nostro S.Vigilio e S.Ambrogio di Milano e lo scambio di sacre reliquie di martiri che si fecero questi due grandi Padri della cristianità. Della sua storia si sa che prima del 1229 servivaper il monastero delle Povere Madri di S. Apollinare della re3gola di S. Benedetto, monastero di data finora oscura. Nel 1229 le dette monache abbandonarono la chiesa ed il convento per stabilirsi nel suburbio di S. Croce, dove fabbricarono la chiesa dedicata a S. Michele, ora detta di S.Chiara.Nel 1235 i Benedettini, che avevano lasciata ai Domenicani la badia di S. Lorenzo, presero possesso del monastero abbandonato dalle monache e della chiesa, che doveva essere null’ altro che una povera cappella. Pare quasi certo che furono i Benedettini, ossequenti alla loro regola, apportatrice di civiltà, che diedero alla chiesa la forma romanica, come possiamo arguire, se con la nostra fantasia le togliamo le costruzioni posteriori.I monaci non furono però troppo scrupolosi verso i diritti dell’ archeologia, poiché, come potete vedere, presero forse sul Verruca o alle sue falde molte pietre ornamentali e lapidi degli edifici romani distrutti e le usarono come materiale da fabbrica. Ci fu chi deplorò questo fatto, come vero atto vandalico, però si potrebbe obiettare: se i monaci non avessero murato quei ruderi romani, chi potrebbe assicurare che non sarebbero stati distrutti del tutto o per lo menosepolti sotto le case che in Piedicastello si costruirono nei tempi posteriori? La fabbrica del nostro S. Apollinare pare che sia stata fatta nel 1319.Quale sarà stata la forma che diedero i bravi Benedettini? Seguendo le opinioni più probabili dei nostri archeologhi e studiando le bellissime sue linee interne possiamo credere che aveva l’aspetto di un tempietto romanico con una pianta non a croce greca, ma a due perfetti quadrati.Voi dovete immaginarvi la chiesa più profonda della presente, almeno di quattro o cinque metri, e dovete levar via quella cuspide e quel tettone aguzzi come le chiese del Tirolo e sostituirvi due belle cupole simili a quelle di S. Marco in Venezia forse coperte con embrici colorati.
Cartolina incisione Durer

Però nella incisione di Alberto Durer, che disegnò nel 1493 la veduta della nostra città, la più antica incisione che ci sia stata tramandata, il nostro S. Apollinare compare con un tetto a due spioventi, ma di dolce inclinazione come la basilica di S. Lorenzo. Quindi punto fenestre a sesto acuto, ma finestrine a pieno sesto o ad occhio. E quando, mi chiederete, questa bella forma venne mutata nella presente per darle un aspetto così singolare? Non ci sono memorie precise. Si sache venne restaurata e riconsacrata nel 1760. Quello che si può ritenere per certo si è che fino a tanto che ci furono i Benedettini, cultori delle loro italianissime tradizioni, la chiesetta conservò la sua bella forma bizantina-romanica.La storia ci narra ancora che nella prima metà del secolo XV governava questo monastero Padre Benedettoda Trento. Era una di quelle anime che per la loro cultura e l’ animo elevatissimo, intuivano i tempi futuri di questo nostro caro paese. Sappiamo infatti che fu uomo dottissimo e strenuo difensore dei diritti della nostra patria contro l’invasione tedesca. Tali doti gli meritarono l’ elevazione a vescovo da parte del Sommo Pontefice Eugenio IV. Ma erano giorni foschi, per tutta la chiesa e così pure per il nostro Trentino. Il tedeschismo aveva invaso le nostre terre e vi commetteva ogni sorta si sopraffazione, così che l’ abate Benedetto da Trento non potè salire sulla cattedra di S.Vigilio. E contese dolorosissime ne nacquero, che terminarono solamente nel 1446 per intromissione dei Padri del Concilio diBasilea. Le trattative però durarono fino al 1456 e furono condotte a buon porto dal famoso Canonico Preposito Enea Silvio Piccolomini, che era stato da Callisto III nominato esecutore di quanto era stato decretato dal Concilio.I Benedettini dovettero partire e chiesa e monastero vennero incorporati al beneficio, che doveva godere il Canonico della nostra Cattedrale, che porta il titolo di Preposito del Capitolo di Trento.Tale canonicato venne goduto per lunga pezza da prelati tedeschi, e fu certamente sotto una di queste amministrazioni che la chiesa di S. Apollinare venne, come vedete, veramente deformata coll’ aprirvi a mo’ d’esempio quelle fenestre a sesto acuto. Tanto guaio non bastava. Coi nemici di questo bel tempietto fece lega anche il padre Adige. Per il lento sua andare, come vi dissi, e per la mancanza delle moderne dighe, il letto si alzava sempre più da sorpassare di qualche metro il livello del pavimento della chiesa. Durante la stagione delle grandi piogge la casa di Dio si convertiva in una rospaia schifosa, per modo che per mesi interi si dovevano sospendere le sacre funzioni. Nel 1760 il Preposito del Duomo don Bartolomeo Passi pensò di rimediare alle infiltrazioni dell’ Adige coll’ innalzare il pavimento della chiesa di qualche m. Però, mentre si rimediava ad un male, si commetteva un nuovo vandalismo, cioè si seppellirono la metà delle colonne, l’intero portale e chissà quali lapidi o resti degli edifici romani che i Benedettini vi avevano murato.A tale inconveniente dovrebbe riparare la nostra dotta età con opportuni scavi interni ed esterni.Nel 1850 si pensò a dissotterrare il portale romanico e collocarlo al posto della porta poco consona, che vi avevano aperto sotto il Preposito Passi.N.B.: di S. Apollinare abbiamo pochissime memorie storiche . Il suo culto appare in Roma solamente alla fine del quinto secolo e in Ravenna al principio del sesto.Da passeggiate Trentine del Sac.Gabriele Rizzi Libreria Moderna Ed. A.Ardesi & C. Trento- 1931