Nasce la RAP

Tratto da “Gente Di Quartiere” di Renzo Francescotti
Editrice Innocenti – gentilmente concessa

 

Verso il 1938, poco prima della seconda guerra mondiale nacque la RAP: sulla croce del Cornet del Bondone, sul ponte di ferro all’inizio di Piedicastello apparvero delle scritte con questa sigla misteriosa. Sembra che l’origine del nome significhi: Repubblica Audace Piedicastello (l’”Audace” era una società sportiva del rione , sulla cui piazza si disputavano epiche partite a “ ballonzina”, un gioco dove si doveva colpire a mani nude la palla che era una vescica di vitello ricoperta con dello spago).

incontro di palloncino Piedicastello – Romagnano – domenica 4 settembre 1932

C’era in quegli anni una forte rivalità rionale: le bande di giovani si scatenavano in paurose incursioni fuori dal loro territorio quando si sentivano minacciate. Le “Acque Calde” ovvero le lanche sulle rive dell’Adige al ponte di Ravina erano feudo dei ragazzi dei “Casoni”, ma le pozze d’infiltrazione delle acque del fiume che erano presso l’Italcementi erano bene intoccabile dei “pedecastelòti”: guai se qualcuno di altri rioni voleva usufruirne. Con questo spirito nacque la RAP: ma siccome erano tutti giovani popolani e succedeva che pestavano con particolare soddisfazione gli studenti, i figli dei borghesi, la RAP era tenuta d’occhio con preoccupazione dal regime.

Sembra che i fascisti credessero che la sigla significasse Repubblica Antifascista Piedicastello. Insomma questi “pedecastelòti” che entravano all’Hotel Bristol ai balli della buona borghesia e piantavano rogne, tentando di sfasciare tutto, erano considerati dei sovversivi , tenendo presente che il rione era da sempre , come abbiamo visto, un covo di “rossi”. Quando verso il 1940 sparì la collana della famosa Madonna venerata nella chiesa di S.Apollinare ,la più antica della città, forse addirittura di origine bizantina,, la polizia portò al fresco i membri più in vista della RAP e gli interrogò pesantemente fino a quando, dopo qualche tempo, il parroco ebbe il ritorno della collana rubata.

“Se manca en palet/ o ‘n alberel/ l’è sta la RAP de Pedecastèl!” cantavano i giovani del rione: Tra le storie che si narrano c’è quella di un cavallo da una colonna di bestiame requisito dai tedeschi: la bestia fu squartata dal”becar” Nadalini e la carne fu distribuita gratuitamente ai “pedecastelòti” più bisognosi. Capo storico della RAP veniva considerato Berto Gardumi detto “Oca”; tra i fondatori erano Gulielmo Smidt , Mario Mattivi, Pio Grisenti, Giorgio Gardumi. Berto di professione ferraiolo e perciò detto anche “re del ferro”, finì con lo sposare una vicentina da lui chiamata”Talianèla”; con lei i litigi erano feroci : i due coniugi si rincorrevano scagliandosi il “manaròt”.

Ma Berto “Oca” viveva il suo momento magico quando era ben “carburato” di vino (e gli succedeva spesso): allora cantava con una meravigliosa voce da tenore.

La RAP godette il momento di maggior fulgore dopoché nell’autunno del ‘43 il sobborgo rimase tagliato fuori dalla città con il ponte distrutto dalle bombe. Allora lo spirito autonomistico si accentuò e la sigla venne a significare Repubblica Autonoma Piedicastello. Continuò a conservare questo spirito negli anni del dopo guerra , Riapparve, in un ultima fiammata, con qualche scritta nel rione negli anni attorno al ‘70 quando la circonvallazione cominciò a sventrare il sobborgo.: ma rivisse solo a livello di scritta. Chissà se a rintracciare quella sigla fu un “vecio” della RAP, nostalgico di un tempo che nella memoria diventa mitico; o se sia stato qualche giovane , magari suo figlio, che in qualche modo si sentiva erede dell’antico spirito…