Il peregrinare della Madonnina Addolorata


L’unico legame fra destra e sinistra Adige, prima della II Guerra Mondiale, era il Ponte S.Lorenzo.

Costruito in pietra,fu rifatto nel 1918 dagli Austriaci in ferro ad una sola arcata. Gli alleati, nel 1943 pensarono bene di toglierci questo indispensabile mezzo di comunicazione,centrandolo in pieno con una bomba: inginocchiandolo in penitenza in mezzo al fiume..

Il collegamento con la destra Adige ed in particolare con Ravina avveniva tramite una strada sterrata che, partendo a sinistra della scuola elementare scorreva, come un lento fiume bianco, davanti alle case del signor Tedeschi, stimato maestro falegname presso le scuole Industriali di Via Buonarrotti, e le case Operaie della Società di Mutuo Soccorso , fino all’incrocio di via Papiria.

Per questo motivo la strada fu chiamata Via Ravina e successivamente Via Vason: ora Via Papiria.

Seguendo detta Via verso ovest; la strada segnava il confine con il Cementificio del”Frizzera”, ed a sinistra confinava con il rio Scala da noi chiamato”el Fos”. Sull’angolo, all’incrocio con via Papiria, esisteva un portone,che portava all’interno del cementificio, sempre pieno di polveroso cemento: era il numero 16 di Via Vason. Dopodiché, facendo circa 200 metri, confinando sempre con la fabbrica, si trovava una curva, poco più di 90 gradi.

Fra questa curva e il Maso Visintainer, con il n° 24 di Via Vason, allora chiamato “el Mas del Vescovo”e il cancello che portava al Doss S.Nicolò ( n° 22) si trovavano alcune case(calcolando i numeri mancanti erano due) riservate al personale dello stabilimento. Su una di queste case era situata la Madonnina.

Quando dette case, furono votate alla demolizione, iniziò il peregrinare della Madonna.

Fu, per l’appunto, trasferita nel 1921 nel muro che segnava il confine della strada e il cementificio, in mezzo alla curva sopracitata. Il 20 settembre, il capitello, fu benedetto ed inaugurato dal parroco di S.Apollinare, don Vittorio Specheri.

Il cementificio, passato alla famiglia Pesenti di Bergamo, aveva bisogno d’ingrandirsi; comperò le campagne circostanti allargandosi fino alle attuali dimensioni. Inglobò anche un pezzo di Via Papiria, che, all’incrocio di Via Vason,continuava fino ad incontrare Lung’ Adige S.Nicolò. Fece pure sua la casa del Comune in detta Via al N° 4, trasferendo gli inquilini in Via Vivaldi, nel rione di S.Giuseppe.

In questo trauma stradale,in questo”rebalton”, la Madonnina si trovò isolata in mezzo al cementificio e, anche lei dovette, suo malgrado, trasferirsi in Via Papiria, collocata nel suo capitello sul muro di proprietà dell’ Italcementi: di fronte al piazzale ex Mutuo Soccorso.

Qui è stata venerata fino al 2009, quando la nuova proprietà, la Federazione delle Cooperative Trentine, dovendo abbattere quel muro, tolse la Madonnina, che si mise nuovamente in viaggio per una meta tutt’ oggi ignota.

La Federazione delle Cooperative, considerando il valore storico ed artistico della statua in legno, decise di farla restaurare ed ha incaricato il laboratorio di restauro Bevilacqua di Ferrara: ora è ritornata, più bella che mai, rinnovata nei suoi colori: è, in attesa di destinazione, presso la Casa Parrocchiale.

Questa Madonnina non è un simbolo di ricchezza, di trionfi: ma di cristiana povertà. I passanti, si fermavano in momentanea prece, e dopo un veloce segno della croce riprendevano il cammino.

E’ un simbolo di Piedicastello, non certo un quartiere di ricchi; è un simbolo religioso, che deve rimanere nel rione dove i nostri padri, con passione religiosa e sicuramente con sacrificio finanziario, l’avevano destinata.

In attesa di una decisione : una nicchia nella chiesa restaurata non sarebbe un luogo dignitoso?

A cura di Remo Liberi
Piedicastello, luglio 2011