Testo tratto dal libro “Passeggiate Trentine” del Sac. Gabriele Rizzi- Trento Libreria Moderna Ed .A. Ardesi & C 1931

 

Oggi, miei cari amici, ci fermeremo ai piedi del Verruca e visiteremo Piedicastello che è la parte più antica della nostra Trento. Il suo nome Pie di Castello, vi dice tutto. È sorto alla falde del Verruca sul quale era stato fabbricato il famoso castello del quale dissi nella prima passeggiata. Qui si erano accasati i primi Trentini, e da qua andarono più tardi stendendosi verso levante fino alle colline di Cognola o per meglio dire fino alle falde del Calisio.

Questo bel sobborgo vien chiamato anche S.Apollinare, titolo che gli vien dato dal santo al quale è dedicata la chiesa parrocchiale. Questa denominazione però è puramente ecclesiastica e venne usata soltanto in tempi vicino a noi.

Durante la dominazione romana, non c’ è dubbio, si chiamava Tridentum, poiché qui stava allora il cuore della città.

Infatti il nostro benemerito concittadino Francesco Ranzi dopo lunghi e pazienti studi su Trento romana, riuscì a scoprire le sue antiche mura e il resto di parecchie torri delle quali vi parlerò, e in fine un robusto muro che cingeva tutto il sobborgo di Piedicastello:

Attendete alle mie indicazioni. Partite dalla Villa Graffer (oggi chiamata casa Zadra) a levante e tirate una retta fino a un terzo dell’ alveo dell’Adige passando sotto l’abside della chiesa. Da questo punto

tracciate un’ altra linea fino al mulino del cemento, e da questo arrivate con un ‘altra retta fino all’ ultima casa posta sulla falda meridionale del Verruca, e avrete un grandioso rettangolo formato da una forte muraglia che cingeva tutta la vecchia Tridentum. Entro il perimetro di questa cinta si scoprirono vari torsi di statue, tombe romane e perfino di barbari, come questa scoperta nello scorso anno, pezzi di colonne, e capitelli di lavoro classico, e parecchie monete

di imperatori romani. Un resto di questa muraglia che nella sua grossezza misura in media metri 1,50 lo possiamo vedere, se visiteremo la Villa Graffer. Da quanto vi ho detto, voi potete immaginare facilmente che entro queste antichissima cinta devono essere stato costruiti dei palazzi ragguardevoli.

-Perché, maestro, non si scorgono adesso caseggiati di forme molto antiche ?

-Non è difficile rendervene ragione. Trento, quando per l’aumento della sua popolazione si trovò costretta a passare sulla riva sinistra dell’ Adige e da quello ad avanzarsi fino alle colline orientali che lo circondano, abbandonò un po’ alla volta la sua culla nativa principalmente perché la plaga transatesina tornava assai più agevole per il commercio.

Questa antica Tridentum poi ebbe a soffrire, come è naturale, tutte le dure peripezie del suo Verruca, quindi più di una volta fu ridotta a un cumulo di rovine. Quando visiteremo il Duomo vi mostrerò un quadro votivo che ricorda il bombardamento francese, avvenuto nei giorni 6,7,8 settembre del 1703, e vedrete dipinto ai piè del Verruca Piedicastello in fiamme.

Era usanza, e lo fu anche nella guerra ultima , che quando un esercito era costretto a fuggire, incendiava i luoghi che doveva abbandonare .

I dotti sono del parere che sotto le case della vecchia Piedicastello noi troveremmo ruderi preziosi degli antichi monumenti romani. Io ricordo ancora il vecchio sobborgo. Tutta questa bella estensione di case operaie, questi edifici grandiosi per la fabbrica del cemento contano appena un quarto di secolo , e molto più recenti sono le belle casine ad oriente e lungo la via Ravina(poi Via Vason ed ora Via Papiria). Io ricordo quando qui non c’era che una semplice fila

di case poste a solatio appoggiate al Doss Trento, e queste erano case di contadini o barcaioli, povere come quelle di un villaggio.

Verso sera si stendeva un po’ di campagna e poi fosse e fosse, rimasugli del vecchio alveo dell’ Adige che, come vi dissi, correva quasi rasentando con la sponda destra la montagna. Piedicastello nei tempi passati era tenuto in poco conto dalla città; anzi, per divenire una, se lo usava per luogo quasi di confinamento, infatti quando nel 1545 si radunarono a Trento i Padri del Sacro Concilio, il municipio aveva fatto portare qui a Piedicastello tutta la poveraglia della città per lasciare liberi i quartieri agli ospiti.

E, siccome allora il municipio si chiamava ancor magnifico, tutte quelle famiglie di poverelli vennero mantenute a spese della città per alcuni mesi.

Dopo la metà del secolo scorso Piedicastello cominciò a trasformarsi, specialmente sotto il provvido governo del podestà Oss- Mazzurana al quale la nostra città deve il suo ingrandimento: fu allora che la società “Mutuo Soccorso Artieri” ideò la costruzione delle case operaie e dopo quelle ne sorsero delle altre grandi non sempre belle, con vari opifici come quello dei laterizi , del cemento, dei pizzi, e per ultimo quello della fonderia del bronzo (Colbacchini?).

A cura di Remo Liberi