Gorfer Aldo, Piedicastello e la città, da “Terra mia”, 1981(pdf)  –  (Versione PowerPont)

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Aldilà del fiume tra gli alberi: Piedicastello e il Dos Trento.

Il percorso interessa l’antico sobborgo di Piedicastello e il parco naturalistico e storico del Dos Trento, situati sulla sponda destra del fiume Adige, con le balze del Bondone e del Soprasasso sullo sfondo.

Suggestivo borgo stretto ai piedi del Dos Trento, posto sull’antica via che portava alle valli Giudicarie e a Brescia, Piedicastello fu abitato nel corso dei secoli da una vivace popolazione di barcaioli, renaioli, selciatori, osti, lavandaie e carrettieri, fu sede di una precoce industrializzazione, con il grande stabilimento dell’Italcementi e di uno dei primi quartieri operai dell’Ottocento.

Per la sua posizione esterna alla città fu soggetto a incendi e saccheggi (devastante quello del 1703, a seguito dell’invasione del generale Vendome nel corso della guerra di Successione spagnola) e, negli anni settanta del Novecento, a uno sconvolgimento operato dall’intervento viabilistico della tangenziale, solo recentemente sanato con il suo spostamento e la realizzazione di uno spazio verde e del Museo delle Gallerie, che ha ridato piena dignità all’antico quartiere.

Da piazza duomo, attraverso via Cavour, via delle Orfane e via A. Pozzo, si raggiunge il cavalcavia ferroviario dal quale si vede, sulla destra, la chiesa romanica di S. Lorenzo, sede dell’abbazia benedettina, trasferita nel XIII secolo a S. Apollinare e sulla sinistra, la rossa Torre Wanga che controllava il ponte ligneo che attraversava l’Adige nel suo antico corso.

Si raggiunge quindi il ponte di S. Lorenzo, sull’Adige, con a lato la funivia Trento- Sardagna, che porta all’omonimo paese con un dislivello di 400 metri a strapiombo sull’Adige. Inaugurata nel 1925, la funivia è stata ricostruita nel dopoguerra.

  1. Il ponte di S. Lorenzo fu ricostruito nel 1948, essendo il precedente stato distrutto nel bombardamento aereo del 1943. Opera dell’architetto Maroni, il ponte scavalca il fiume con tre armoniose campate. Le testate del ponte sono corredate da quattro terrazze arredate con panchine in pietra e altrettanti bassorilievi dello scultore Eraldo Fozzer raffiguranti le torri della città, il suo patrono, S. Vigilio, l’impresa del vescovo Bernardo Clesio (le sette verghe unite, ripresa al giorno d’oggi dalle Casse rurali di Trento) e il Nettuno con il tridente, simbolo di Trento e del suo antico porto fluviale.
  2. Chiesa di S. Apollinare La campagna archeologica del 2008/2009 ha dimostrato l’antichità della chiesa di S. Apollinare mettendo in luce l’impianto dell’edificio romanico, costruito dai benedettini alla fine del XIII secolo, probabilmente sui resti della primitiva chiesa dei secoli V-VI, eretta dai goti di Teodorico e forse destinata al rito ariano.

Gli imponenti lavori di scavo hanno riportato l’edificio all’altezza originaria.

La chiesa attuale è opera della radicale ricostruzione ad opera dei benedettini, obbligati a lasciare S. Lorenzo, avvenuta intorno al 1320 secondo stilemi gotici influenzati dall’architettura cistercense francese. Il caratteristico profilo dell’edificio è stato ritratto da Duerer in un acquerello nel 1495.

La facciata, altissima, è scandita dal portale romanico strombato, ornato di rilievi zoomorfi, dal rosone ottocentesco e dalle numerose finestre gotiche aperte nella sommità. Ai lati del portale pallide tracce di affreschi con i santi Apollinare, Benedetto, Lorenzo e S. Cristoforo.

Un’edicola recante tracce di un’Annunciazione accoglie il sarcofago degli abati, con la figura dell’anima di un monaco portata in cielo dagli angeli, opera tra le più notevoli della scultura trecentesca in Trentino.

I fianchi dell’edificio sono scanditi da lesene che conservano inserti di frammenti lapidei di età romana, vero e proprio museo lapidario dove compaiono fregi con girali di fiori, cervi e grifoni e iscrizioni dedicatorie, tra le quali una all’imperatrice Faustina, moglie di Antonino il Pio e la lapide di Marco Apuleio, legato imperiale di Augusto, datata 23 avanti Cristo e testo fondamentale per la storia della Tridentum romana.

L’abside è stata apposta alla fine dell’Ottocento, assieme al rosone che orna la facciata.

Accanto alla chiesa l’esile campanile, che, nei suoi diversi parati murari, testimonia dei successivi innalzamenti, dall’epoca romanica fino al XV secolo.

L’interno della chiesa presenta due campate coperte da cupole ottagonali che interrompono la verticalità del progetto originale.

Gli altari settecenteschi sono opera dei maestri di Castione: a destra l’altare con la pala di S. Giovanni Nepomuceno, a sinistra quello con la venerata immagine della Madonna di Piedicastello, una Madonna con Bimbo, pregevole affresco del 1320 del giottesco Nicolò da Padova, trasferito dall’edicola esterna dopo che nel 1703 un soldato dell’esercito di Vendome l’avrebbe sfregiata al volto.

L’altar maggiore, ornato da statue di Antonio Calegari (1721) reca la pala lignea di S. Apollinare, preziosa opera di artista della Scuola danubiana, fatta dipingere nel 1517 dal preposto Zulnart, raffigurato assieme al suo stemma e ai simboli dei luoghi toccati dai suoi pellegrinaggi: Gerusalemme, San Giacomo di Compostela e S. Caterina del Sinai. La figura di Cristo come uomo di dolore (Christus als Schmerzesmann), dipinta sul retro, è stata collocata sulla controfacciata della chiesa.

3. La canonica Accanto alla chiesa sorge la canonica, un tempo abitazione degli abati.

Rara testimonianza di edificio due – trecentesco l’edificio presenta due pregevoli bifore ogivali con colonnine ottagone e capitello a boccioli. Come avvenne per la chiesa, i benedettini ornarono anche gli angoli della casa abbaziale con fregi di età romana.
La canonica conserva alcuni pregevoli dipinti: una tavola cinquecentesca di Paolo Naurizio con i santi Giacomo, Sebastiano, Rocco e Antonio abate, alcuni ex voto e una Sacra Famiglia dipinta da Giacomo Micheli, pittore scomparso prematuramente nel 1848 e sepolto nel cimitero di S. Apollinare.

4. Cimitero

Il piccolo cimitero, raccolto sul sagrato della chiesa all’ombra di annosi cipressi, allinea una serie di lapidi ottocentesche di valore storico e artistico, fra le quali, sospesa al muro, l’urna in pietra del pittore Giacomo Micheli, opera dello scultore Werner, che vi ha raffigurato i pennelli e la tavolozza del pittore.

5. Il muro romano di villa Graffer

Verso l’Adige, di fianco all’asilo (interessante opera di architettura degli anni Settanta, frutto di un intelligente combinazione dei materiali) sorge la signorile villa che fu Graffer e poi Zadra.

L’edificio sorge sui resti di un grosso muro a cassone, di epoca tardo romana, che raccordava il Dos Trento, sede di antichissime fortificazioni, con l’Adige.

Trattasi dell’unico resto romano rimasto in superficie in tutto il Trentino e fu innalzato frettolosamente all’epoca delle invasioni barbariche utilizzando quale materiale di riempimento elementi lapidei provenienti dallo spoglio di costruzioni pubbliche della romana Tridentum.

La ricostruzione della chiesa di S. Apollinare, agli inizi del XIV secolo, portò alla distruzione parziale del muro tardo romano mettendo in luce iscrizioni e fregi che furono utilizzati per decorare l’esterno della chiesa.

6. Giardino Graffer

Sulle pendici meridionali del Dos Trento, proprio sopra le Gallerie, si estende il giardino dell’ex villa Graffer, del quale sono visibili i resti scenografici delle rampe sostenute da arcate, del belvedere ornato da merli di gusto neogotico e dei poderosi muri di sostegno in pietre squadrate, messi a punto dai prigionieri russi e serbi alloggiati nelle baracche di Piedicastello nel corso della prima guerra mondiale. Il giardino è impreziosito da piante mediterranee, allori, cipressi, olivi e da un rigoglioso bosco di bambù. Grazie alla posizione esposta al sole costituiva una suggestiva Winterpromenade.

7. Le Gallerie

Testimoni fino a pochi anni fa dello sconvolgimento urbanistico di Piedicastello portato dalla tangenziale, le Gallerie sono assurte a simbolo della rinascita del quartiere. Spostata la tangenziale, le Gallerie sono state trasformate in spazio espositivo collegato alla Fondazione Museo Storico del Trentino. Un imponente lavoro di adeguamento e di allestimento ha trasformato i due tunnel nella Galleria bianca e nella Galleria nera, dotate di spazi espositivi, di grandi affreschi murali allusivi alla storia del Trentino e di spazi per le attività culturali e museali.

Inaugurate nel 2009 con una memorabile mostra sul Trentino e la Grande Guerra, le gallerie continueranno a essere un suggestivo spazio espositivo sulla realtà storica e contemporanea del Trentino.

8. La piazza

Cuore del sobborgo, la piazza di Piedicastello ha conservato una deliziosa impronta paesana, con le case disposte ad arco ai piedi del Dos Trento, abbellite da portali in pietra, balconi in ferro battuto e dipinte a vivaci colori.
Al centro della piazza gorgoglia la bella fontana ottocentesca in pietra, alla quale un tempo si abbeveravano gli armenti.

Bar e ristoranti animano la piazza e all’interno della trattoria Piedicastello, i pittori della Cerchia

hanno abbellito una stube con dipinti che ripercorrono la secolare storia del sobborgo.

9. Il quartiere operaio (leggi ancora)

Nel 1894 Piedicastello fu ampliato dalla costruzione di un nucleo di case popolari voluta dall’amministrazione liberale del podestà Paolo Oss Mazzurana. Il borgo fu duplicato verso il fiume con la costituzione di una piccola addizione urbana organizzata in due linee di case lungo la strada preesistente.
Il modello era ispirato alle case operaie costruite a Schio nel 1872 da Alessandro Rossi, l’industriale filantropo e la realizzazione fu affidata all’ufficio tecnico del comune di Trento, sotto la direzione dell’ingegner Apollonio.
Ciascuna abitazione era costruita su due piani e dotata di gabinetto esterno e di piccolo orto e particolare cura fu dedicata ai dettagli decorativi, nei quali il mattone pieno gioca un ruolo primario.

A cura di William Belli (2010)